icerbox Gaynor Montecarlo by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

23

Sophie

Cannes

Anche se l’ordinazione di Grace aveva innescato un turbinio di eccitazione, la situazione disastrata delle finanze dell’azienda non mi dava tregua. Mi sembrava di essere su un’altalena. Dopo una colazione al volo a base di caffè e croissant, andai alla boutique. Mi trovavo in un vicolo cieco. Era arrivato il momento di prendere delle decisioni serie in fatto di soldi.

Feci un lungo sospiro mentre guardavo il mare. Mi restavano due sole opzioni: vendere le terre o chiedere un altro prestito a Lucien. Avrebbe potuto permetterselo, non c’erano dubbi, ma con tutti i soldi che mi aveva già prestato in passato, al pensiero di chiedergliene degli altri sentivo una morsa allo stomaco. E poi negli ultimi tempi ci eravamo visti molto di meno, entrambi impegnati con le nostre cose. Sebbene fosse felice che Grace Kelly avesse scelto di indossare un mio profumo il giorno del matrimonio, la sua reazione – lo stupore per il fatto che avesse scelto la Duval e non un grande nome – mi aveva un po’ avvilita. Il punto era che Lucien non mi mancava quanto avrebbe dovuto, ed era questo, forse più di ogni altra cosa, a far sì che fossi restia a chiedergli aiuto.

«Hai ricevuto un telegramma», disse Natalie con un sorriso mentre richiudevo la porta del negozio alle mie spalle. «Di nuovo il tuo James.»

«Non è il mio James», replicai con un velo d’irritazione, ma in cuor mio fremevo di gioia.

Guardai l’indirizzo. New York. Cosa ci faceva a New York?

«Allora?» mi sollecitò Natalie.

Lessi il telegramma d’un fiato.

«Sta seguendo il matrimonio di Grace per il suo giornale! Si è imbarcato sul transatlantico insieme a lei, sta venendo a Monaco.» Infilai il telegramma in tasca cercando di mascherare la mia felicità. «Vuole che c’incontriamo quando arriverà.»

Natalie mi guardò attentamente. Le avevo raccontato del bacio e delle lettere che James e io ci eravamo scritti da allora. Sapeva cosa provavo per lui, sebbene stessi con Lucien. Le ero così riconoscente per la sua comprensione e la sua discrezione. Non ero sicura di cos’avrei fatto. Vedendo che non dicevo nulla, Natalie pronunciò la domanda che mi girava nella testa.

«E? Lo incontrerai?»

«Io…»

In quell’istante, squillò il telefono.

Sussultai per quell’interruzione improvvisa e mi misi a ridere. Sollevai la cornetta. «Pronto, Duval.»

Una voce che riconobbi mutò all’istante il mio umore: era il responsabile dell’ufficio crediti della filiale marsigliese della Banque Nationale de Paris. Man mano che l’uomo illustrava la precaria situazione finanziaria della Duval, la leggerezza portata nella mia mattina dal telegramma di James svanì, rimpiazzata da un senso di disperazione. Volevano liquidare i miei beni. Mi sentii invadere dalla nausea mentre riappoggiavo la cornetta, incredula.

«Che cosa volevano?» domandò Natalie sgranando gli occhi. «Va tutto bene, Sophie?»

«Dicono che devo rientrare del debito.» Nascosi la testa tra le mani. «Non ho più tempo, Natalie. Dovrò vendere le terre.»

Guardai la foto di Grace che sorrideva al principe Ranieri e immaginai il suo abito da sposa profumato con il mio Cœur de Princesse. Tra poche settimane, una principessa avrebbe indossato il mio profumo. Era davvero

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